lunedì 15 dicembre 2014

compañeros

Messaggio ricevuto da Del il giorno 16 Dicembre 2014 alle 00:40
nbsp Ci hanno chiamati in
15/12/2516
 
Ci hanno chiamati in molti modi. Ma mai sentimentali. 
 
Perciò non vi tratterrò con lunghe e inutili ciance 
 
sul perchè sto scrivendo questa lettera. Buona parte 
 
delle possibili risposte le conoscete già.
 
La più probabile, se conosco Cortes, è che secondo lei 
 
io stia cercando di tenervi lontani dal banco degli 
 
alcolici, per essere libera di bere più roba di voi. 
 
La più veritiera di tutti però..è che io stia tentando 
 
di dirvi Grazie. Un grazie da parte mia, e di tutto 
 
l'equipaggio.
Grazie per i giorni in cui ci siete stati. E per 
 
quelli futuri, in cui ancora ci sarete. 
Grazie per le belle serate. Grazie per quelle storte. 
 
Grazie per le cene ubriachi in cambusa. Grazie per le 
 
serate a poker. Grazie per aver preteso rispetto, 
 
dandone, a modo vostro, altrettanto. Grazie per ogni 
 
singola legnata, e per ogni pacca sulla spalla. 
Grazie per ogni opportunità concessa. 
Grazie per aver creduto in me. E in ognuna delle 
 
brutte, ma fraterne facce che vi hanno accompagnato 
 
fino ad oggi. E ancora oggi. 
Abbiamo pensato che se non possiamo tenervi ancora qui 
 
con noi, allora sarete voi due..a portarci via..o a 
 
portar via qualcosa di noi. Qualcosa che ci 
 
rappresenta. Qualcosa che ci ha sempre rappresentato. 
 
Qualcosa che continuerà ad essere la sottile ma 
 
indistruttibile corda che ci tiene uniti. Perchè qui, 
 
per voi, ci sarà sempre un posto. Perchè se c'è 
 
qualcosa che inevitabilmente impari, tra i corridoi e 
 
l'odore di alcool e fumo dell'Almost Home, è che 
 
questo non è solo un equipaggio. Questa è una 
 
famiglia.
 
Buona fortuna. 
E buona vita.
 
Libertà. Sempre.
 
D.Reggard
 
D.Demidov, K.Schmidt, H.Orton, S.Celsire, P.Neville, 
 
F.Connoly, A.Wallace, A.Drayer, E.Gallego, 
 
I.Bogdanova, K.Willer, N.Snow
 
 
ps. Lee se mi pigli per il culo per questa lettera ti 
 
sfondo tutti i denti.
 
*Sul fondo, sono riportati svariati disegnini, tra cuoricini, fiorellini e simili. L'autore, rimane anonimo*


Moloko Cortès III

AFFETTI

Ani DiFranco - 32 Flavors
and god help you if you are a pheonix
and you dare to rise up from the ash
a thousand eyes will smolder with jealousy
while you are just flying back

Hope Red Lee 
il fiore nato dai tombini e dagli steli delle siringhe

Cortès non sapeva cosa sarebbe successo alla sua vita quando sbirciava l'amore dai palazzi rosicati di Safeport. Non sapeva come avrebbe fatto un bambino a gonfiarsi nello stomaco, al pari di un mostro, in maniera inspiegabilmente perfetta. Non lo sapeva quando cercava Marshall per strada, tra le disgrazie della miseria. Non sapeva a cosa andava incontro quando raccontava la vita coi baci, incastrata con le cosce tra i segreti di un inverso stanco. Cortès non ha mai cercato una speranza, e non ha mai creduto che Hope Red potesse dargliene una. Perché una croce così pesante non gliela getterebbe sulle spalle; probabilmente in un angolo remoto della mente sa di essere lei ad averlo salvato dal nulla dello spazio, sa di essere lei ad avergli dato carne e ossa a sufficienza per uscirle dalle viscere e provare a essere e a esistere.
Non sono stati i sogni a portarla fino a Lui, è il non 'poter far diverso', per una folla di perché, fisici e morali.


Blood Brothers
ma anche i miei eroi sono poveri, si chiedono troppi perchè:
già sbronzi al mattino mi svegliano urlando in via Fabbri 43
Marshall Lee


Marshall Lee le ha spiegato che l’amore è un labirinto di ossa e fucili caricati a perforanti, ed è talmente vasto che non sempre si riesce a recuperare la strada di casa. E' per questo che di notte, le ha premuto un filo di fiato sul corpo fatto di lividi e morsi, tracciando a ritroso il sentiero di una mappa, perché a parole non si sarebbero capitine ascoltati. Si sarebbero persi. Moloko Cortès ha dovuto scavalcare la brutalità dissacrante, le verità crude spalamate a bastonate dietro la schiena, spolpando i confini della coscienza. Ha raschiato sotto le vene, dietro le incertezze dei conflitti, la tenacia dellalotta, i sacrifici impressi nell'inchiostro - si è spinta sul fondo dissotterrando un cuore di spine. Lo ha attraversato da palmo a palmo, e dal fondo del buio si è spalancato il tramonto cocente di Bullfinch, le sue risaie umide, le montagne ricolme di ombre, le foreste gelate e inospitali, incisioni sacre di una terra che le ha riempito gli occhi di illusioni.
Klaus Schmitd
La storia non è poi la devastante ruspa che si dice. Lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli. C'è chi sopravvive. La storia è anche benevola: distrugge quanto più può: se esagerasse, certo sarebbe meglio, ma la storia è a corto di notizie, non compie tutte le sue vendette

Sundance Celsire
Un'arruffata e rivoluzionaria giovinezza
Io non ho nome. – Io son la rozza figlia dell’umida stamberga; plebe triste e dannata è la mia famiglia, ma un’indomita fiamma in me s’alberga.

Philip Neville
spero che ritorni presto l'Era del chinghiale bianco

Ho promesso a tuo padre che ti avrei tenuto lontano dalle fosse, dai serpenti e dalle ingiustizie. Ma tu sei sempre un passo avanti a me, ed è la tua innocenza e il tuo spirito di sacrificio a guidarmi nella notte.

Helene Orton

La fortezza dei tuoi pensieri è inarrivabile, la tua storia è scritta nei racconti dei tuoi occhi solitari, persi nella sopportazione, nella devozione e nella tenacia dell'unica grande battaglia che non potranno mai farti perdere, quella per la libertà del tuo cuore. L'amore colmerà tutti i tuoi più grandi silenzi e dello strazio resterà solo una spuma sottile che andrà via alla prima marea.

Del Reggard

L'intruglio di cavi bulloni e metallo più tenace e testardo della Almost Home. Reggard ha le mani sporche e annerite dai litigi con i motori, gli occhi fieri e dritti come le punte di ghiaccio di St. Andrew. Il suo cuore la trascina in alto, una spanna sopra i piensieri della gente, come il miglior pilota farebbe con la nave più veloce del 'verse. E' una sorella presente e devota, permalosa e attenta, non ha mollato mai davanti ai rifiuti di Cortès, seguendola come l'ombra di un fedele falco lupo fin quando non è scesa in picchiata per immergersi dentro tutti i sogni di Cortès.

Dima Demidov

gettarsi a capofitto tra le braccia di un korolevita è come uscire di colpo fuori dalla trincea senza avere le spalle coperte. Ma quando lo fai, quando sopravvivi ai proiettili, alle minacce, alla galera, ti rendi conto che le tue gambe possono reggere il peso del cielo azzurro e della terra annaffiata dalla decomposizione. Quando Demidov si è spogliato della sua divisa, Cortès ha capito quello che l'istinto cercava di sussurrare alla ragione; in ogni miniera, in ogni frammento duro di pietra nascosta alla luce del sole, c'è una gemma. I diamanti si strappano a picconate.


Little trip to heaven
When I see your smilin' face, I know nothing's gonna ever take your p
lace
Nathan Snow
Acido e ferro pungente, questo e niente altro.



Rafel Dos Santos
Le promise amore eterno senza sapere che tra le macerie non sai mai cosa puoi trovare. Si sposarono a tredici anni con due fili di erba arrotolati tra le dita e una pistola nelle mutande. Dos Santos era una miccia inesplosa. Spacciava sotto casa di Cortes, le portava fiori rubati e si prendeva senza fiatare qualche sasso dietro la testa. Fu il primo ad insegnarle come tener dritta la canna di un'arma senza spararsi sui piedi. Le disse che doveva ricordare i morti, i santi e gli assassini alla stessa maniera. Le raccontò, sacrificando la sua stessa vita, che gli uomini a volte sbagliano strada, ma ritrovano sempre la luce.
[Io da qui vedo il cielo inchiodato alla terra, e la terra attraversata da gente di malaffare, e vedo il ladri vantarsi e gli innocenti tremare. E gli innocenti corrompersi e gli assassini brindare]

Dodò 
La ranocchia di Las Rosas. Una figlia adottiva per sbaglio. La premura di mani tese e giorni infiniti pieni di caldo. Insieme provarono a costruire una bara di follia e ad appiccare il fuoco facendola scorrere su una zattera, per le paludi della città. Quel giorno di lutto e di festa tutto era in fiamme anche le loro ossa.
[e a te, che cercavi il motivo d'un inganno inespresso dal volto, lei propose l'inquieto ricordo fra i resti d'un sogno raccolto.]
Capitano Jack Rooster, Red Wright, Sam Hale, Andre VandooslerIvan Boris Volkov,Renee BolivarMordecai AdlerClifford Djeval, Molly Cox, Vergil Nevill, Eivor Eds, Huck Haggerty, Anya Krushenko, Cristobal Oxossi


Moloko Cortès II

STORIA
La banda degli Onesti.
Mio padre e mia madre hanno fatto figli come se piovesse. Nessuno è biondo, a parte me si intende. Sono stata adottata abbandonata poco importa, mamà dice che sono figlia di Dio e della Palude, dei canali zozzi e delle lamiere.  Appartengo a Las Rosas, Maracay

Quattro fratelli, se non fosse per la Madonna sarebbero carcerati tutti quanti. O morti ammazzati sotto le pietre. Quattro figli di cagna: Sergio(24 anni), Josè(18 anni), Gabriel (16 anni), Miguel (14 anni). Quando è scoppiata la  guerra la cosa più difficile era convincere mia nonna a nascondersi nei rifugi. Che vi credete, erano buchi di terra malamente costruiti sotto le lamiere. Una bomba avrebbe facilmente seppellito tutti. Ma a questo nessuno pensava. Chi poteva si nascondeva nei palazzi, sui tetti, tra i vicoli tortuosi. Io all'inizio non avevo ne cuore, ne coraggio di uscire in strada a combattere. Avevo passato la mia infanzia tra le armi, ma mai per rubare. Una volta mi commissionarono un omicidio e sbagliai bersaglio. Uccisi un passante con tre figli. Mi presi carico della famiglia. Gli davo mezzo stipendio. Lavoravo dove capitava insieme a un vecchio zoppo, riciclavamo pezzi, roba vecchia. Alle volte organizzavamo combattimenti clandestini, Sergio conosceva un certo El Tortuga che truccava gli incontri. Io ne avrò fatti un bel pò e nella maggioranza dei casi, ero io lo sfidante che doveva andare al tappeto. Questo significava solo una cosa, ammortizzare i colpi e non collassare. Incassare.

Browncoats, guerriglia urbana, guerra di trincea. Fronte Shijie.
Mia madre e mio padre si ammalarono di Tifo.  Eravamo allo sbando. Ci fù un momento che mi perseguitò per tutto il resto della mia carriera bislacca da militare: la carenza. Carenza di medicine, di armi, di cibo, di personale.

La storia inizia adesso. Ero appostata dietro una lamiera. La canna del fucile sporgeva da un foro. Ero inginocchiata a terra. Stavo fissando un obiettivo. Feci appena in tempo a sparare che sentì i capelli strapparsi dalla testa. Una mano callosa mi sollevava di peso per trascinarmi via. Era un tenente colonnello indipendentista. Rolando Tejero. Mi salvò la vita da una granata. Mi accorsi solo allora di avere un buco sotto la spalla. Un proiettile mi aveva passato da parte a parte e sanguinavo.
Un paio di settimane dopo Tejero venne da me e mi disse che ero un soldato semplice. Gli serviva uno stronzo che portasse delle armi. 

"Testa di cazzo sai sparare in modo decente?"
Risposi sputando a terra un grumo di sangue e saliva.
"C'è un fottuto rotto in culo in questa città con un pò di senso della disciplina? Allora Ammoscia Cazzi tu ora prendi questo fucile, il browncoats di quel morto li e te ne vai a farti fottere la testa con il tenente Bolton."
Mi voltai e c'era un ragazzo giovane rivoltato di schiena, spappolato a terra. Inizia a tirare il cappotto dalle maniche ma mi ritrovai con il braccio del morto in mano. Il Tenente Colonnello continuava la sua arringa nel mio silenzio.
"Di un pò vuoi combattere in modo serio o preferisci restare attacata alla tetta di quella vacca di tua madre?"

Non ricordo cosa gli risposi. I dettagli non sono il mio forte. Rimasi agli ordini del tenente Bolton a combattere su Maracay finché la situazione su Shijie non prese una brutta piega. Per ordini dall'alto la nostra squadra arrivò a toccare il suolo dell'altro pianeta. Bolton mise il piede nel posto sbagliato e saltò in aria dopo circa dodici ore dall'atterraggio. Bella merda. Mi girai e dietro di me c'erano quasi tutti ragazzini. Fu in quel momento che incontrai Sam Hale. Ufficiale. No, non lo era davvero ma probabilmete anche a lui era saltato in aria qualcuno.
"Ah bene, avete portato medicinali?"
"no signore, non ce ne sono"
"A chi siete stati affidati?"
"non lo so signore, l'ufficiale è saltato in aria poco fa."
"...."
 "..ok, chi è il secondo in comando?"
Nessuno di noi rispose.
"..ditemi solo chi ha più palle degli altri."
Qualcuno inizio a guardarmi,poi d'improvviso mi ritrovai tanti occhietti spiritati che puntavano verso di me.
"Bene, allora parlerò con te."
"non sono il secondo in comando."
"ottimo, perchè io non sono l'ufficiale a capo."

Perdemmo la guerra, perdemmo un mondo alla volta, una trincea alla volta, un plotone dopo l'altro.
Non sapevamo che dopo Serenity Valley saremmo stati destinati a ricomporci contro tutte le mille crepe, per ricompattarci in un'altra speranza, Polaris.
L'ennesima speranza persa.

Moloko Cortès I

DESCRIZIONE FISICA
Tina Dico & Helgi Jonsson - No Time To Sleep


persa tra i capelli, la piuma di un aquila da guerra spartana
il cimitero dei ricordi

Il fronte Maracay Resiste, Insiste.
Pistola, fuzil e granada

Un passo alla volta a denti stretti. Affilata, scuoiota dalle cicatrici. Non tanto alta. Veloce, rumorosa il più delle volte. Muscoli tesi, nervosa, come gli schiavi. La sua bocca incarognita è spesso campo di battaglia; Sputa insulti, si pente, ti ama con le spine ancora appiccicate addosso, come le rose appassite. Capelli corti, frustati dal vento, slavati e arruffati, spazzolano la nuca e s'ammassano sul viso. Spalle solide, braccia ferme. Un cane da presa. Un cuore palpitante. Due occhi sotttili e allungati, malinconici, attenti e ferocemente curiosi. Dopo la sconfitta in guerra, non è difficile scorgere nello sguardo un rammarico puro per tante barbarie, il ribrezzo di tanto oblio, tanto abbandono. Quasi sempre si fascia il seno e le nocche delle mani.

Al braccio sinistro un vecchio regalo di battaglia, una cicatrice che parte dal polso e arriva all'interno del gomito. Spessa, rossa, ricucita da un macellaio, storta. Dietro la schiena all'altezza dei reni, qualcuno le ha ricamato una parola: Obbedienza.
- sull'avambraccio destro è incisa la parola: reaper 
- sotto le clavicole si estende la scritta: desaparecidos
(entrambe fatte qualche settimana dopo la scarcerazione, a seguito della condanna per terrorismo)
- ha una cicatrice che taglia in due la guancia sinistra, e parte del collo, è sottile e netta ma ricucita precipitosamente, forse è per quello che adesso è diventata un fregio piuttosto evidente.
- sulle vene azzurre dei polsi, ha due marchi, due tatuaggi, uno recita il nome di "Marshall" l'altro quello di "Hope"
Un tribale di inchiostro rosso si arrampica sul polpaccio destro. Nel mezzo ci sono le iniziali di alcuni compagni dell'Array mischiate alla rinfusa e senza ordine, mascherate come linee geometriche e assolutamente indistinguibili.

[ Andrè Vandoosler / Jack Rooster / Renee Bolivar / Sam Hale / Mordecai Adler / Red Wright / Klaus Schmidt / Sundance Celsire ]
li chiamarono briganti

Le vecchie piastrine militari sono state cedute a Clifford, le nuove sono sempre al collo da quando è scoppiata la guerra. Nelle tasche del browncoat porta sempre: un pacchetto di Cheltenham (le Serenity) per ricordo di Red Wright, un crocifisso di Andrè Vandoosler e una foto di Jack Rooster



mercoledì 26 novembre 2014

Un trafficante e un matrimonio sbagliato


- I miei genitori veri sono due tossici, con Night Stalker ci hai fatto amicizia...poi c'è una femmina Lily Durand, mia madre, perché c'è sempre una femmina e io non sono stata partorita da un plotone di maschi anche se a volte me lo dimentico anche io. E ora ti devo spiegare che cazzo centrano loro con noi, e come sono finita a sposarmi con Raul Morales senza che nessuno lo sapesse, nessuno tranne la mia famiglia.
- sposarti chi?
- Un trafficate di droga, ma è successo prima di conoscerti. Ti ricordi quando sono tornata e la centrale elettrica era andata a puttane? Un mese prima mi ero sposata in chiesa
- Un trafficante ... Un trafficante di droga porca puttana, ma che cazzo stai dicendo.
- Durante il secondo conflitto sono stata spostata di stanza su Richleaf, l'avevo chiesto io per risolvere dei piccoli problemi di famiglia. Perché Lily mi aveva implorato di tornare e Lily non mi ha mai rivolto la parola in vita sua perché diceva che era uno spreco di aria e le facevo venire le rughe alla bocca. Patrick e Lily contrabbandavano gioielli rubati per conto di Raul. Una volta però hanno fatto la cazzata di rubare a un casinò vicino alle miniere di sale a nord di Maracay. Il casinò era del cognato di Morales. Ma era intestato a un certo Alvarez, un prestanome. 
Patrick e Lily per ripagare Morales e suo cognato, gli promisero Moloko Cortés. Lei avrebbe ripagato i debiti lasciando passare i carichi di switch alla frontiera. Morales pretese un'assicurazione scritta in caso le cose fossero andate storte. 


E' il 10 ottobre del 2515, gli indipendentisti hanno subito una pesante sconfitta in uno scontro spaziale, Moloko Cortès arriva all'altare della burocrazia per firmare un contratto matrimoniale, la sua sola assicurazione. Raul Morales sa di aver appena ammanettato una tigre, anche lui si impegna per giurarle una condanna a morte, in caso di problemi alla frontiera, strappandole un bacio, infinito e sfiancante, davanti agli occhi dei fratelli disgustati.

La villa dei Morales è lontana dal centro caotico della capitale di Richleaf e i suoi giardini pieni di piante esotiche nascondo il panorama lontano delle baracche. Moloko è seduta su un tappeto antichissimo, il letto matrimoniale è difronte al suo muso scontroso, dietro le sue spalle si impone una libreria immensa, di legno scolpito a mano, quasi tutti i libri parlano di biologia, fisica e matematica. Raul è un assetato di cultura. Steso sul letto, si sbottona la camicia con un fruscio lieve incastrando i gomiti al materasso per tirarsi su e sbirciare pigramente la scollatura del vestito bianco, sbranando la schiena e i fianchi agitati della moglie. E' risucchiato dalle cicatrici che rincorrono la carne di Cortès, un labirinto che non riesce a ipnotizzarlo come fanno gli occhi verdi che lo cercano, catapultandolo in una giungla fitta. Soffia una serpe di fumo con rassegnazione smarrita e sorride, forse sta ridendo senza rendersene conto, perché Moloko brandisce un coltello per strappare quella gabbia di seta a coltellate. Il tramonto rossastro affonda oltre le lenzuola, aggrappandosi alle caviglie nude di Raul, che alza il viso rilassato, da aristocratico, con gli occhi caldi e nerissimi sovrastando l'agitazione di Moloko per seppellirla a ondate di sabbia bollente.

- Mi sono sposato una tigre non mi sbaglio mai
- ...
- scommetto che sei l'unica donna a levarsi un vestito con un machete
- che intendi?
- lo sai niña, non ti consolerà fare a pezzi tutta la seta di questo mondo
- non sai proprio un cazzo di niente
- vieni qua, ti va niña?

Raul lancia i cuscini in faccia alla compagna frantumandole il petto gonfio di angoscia, con l'arroganza dei muscoli contratti in un sentiero scosceso di provocazioni. Moloko scalcia due passi avanti recuperando da terra la pelliccia di volpe bianca per seppellircisi dentro. Raul affonda con le spalle dentro i vortici morbidi delle lenzuola con i suoi capelli nerissimi, lisci, sparpagliati sul viso affilato impregnato di una bellezza disonesta. Non appena sente la carne di Moloko strisciargli di fianco, rabbrividisce passandole una mano contro il collo di pelliccia per tirarsela contro la gola

- perché non hai lasciato che ammazzassi quei cani che hai per genitori?
- perché non li hai ammazzati comunque?

Morales ha un sorriso bianco, di chi è abituato a vincere sempre. Quando sente le cosce di Cortès tremare di freddo e di rabbia, preme il filtro contro le labbra alzando il mento, per stringergliele tra le dita con un gesto gentile, trascinandosele sotto le coperte. La lascia nascondersi alzando gli occhi al soffitto pittato di affreschi biblici, perché ormai l'ha fiutata, conosce il suo odore e non potrà più scapparle. Sente di aver già vinto e la voce rovente e arrochita, dolcissima e autoritaria lascia un'ombra di frustrazione sul viso della 'laefer

- non hai risposto alla mia domanda, niña
- neanche tu, 'mano
- ti ho preso una cosa
- wut?

Moloko non capisce finchè gli occhi seppelliti nella corona di pelliccia bianca, scivolano tra le mani di Raul che sfoglia pagine piene di inchiostro

- ti ho comprato questo libro, perché tanto lo so che vorrai scappare di continuo dai tuoi sbagli, e la mia faccia te ne ricorderà troppi e anche il silenzio se non lo sai riempire.

Raul Morales passa tutto il giorno e tutta la notte a leggerle la biografia di un chimico, a raccontarle che esistono i gas inerti, talmente paghi della loro condizione, che non interferiscono in alcuna reazione chimica, non si combinano con alcun altro elemento. Alcuni li chiamano anche gas nobili, e qui ci sarebbe da discutere se veramente tutti i nobili siano inerti e tutti gli inerti siano nobili. Un'infinità di racconti, uno per ogni elemento, ma non basteranno mai a colmare tutte le voragini di quella stanza.

Raul Morales

mercoledì 5 novembre 2014

There's no else that could ever make me feel I'm so alive

- mamma posso stare in carcere con papà?
Hope ha gli occhi dei Lee, implacabili, è scappato da scuola per chiamare Moloko, arrampicandosi sulle spalle solide del melograno secolare a guardia della casa di Nina.
- no sweetheart, tu devi proteggere tua sorella e justice, sei l'uomo di casa adesso, right?
- right mumm, ma digli che se ha bisogno di me, mi faccio arrestare anche io e gli porto le lamette così se le nasconde nelle maniche e ...
-fuck, ma chi te le mette in testa certe cose?
Moloko si blocca con la matita per gli occhi, nera, che oscilla esitante sotto gli zigomi. Di colpo rincorre HopeRed con uno sguardo lucido, rosso come la bocca di un vulcano.
- ... Me lo ha confidato il mio compagno di banco, dice che suo padre è chiuso a Fargate e non lo fanno più uscire perchè ha ucciso un'infermiera piantandole un crocifisso appuntito nel collo.
- Maria vergine, non ci pensare neanche. Tuo padre non ucciderà proprio nessuno, è un...oh Shit. Red ascoltami, la gente quando viene chiusa in prigione fa brutte cose
- hm
- ti ricordo il cane alla baraccata? Quello legato alla catena che sorvegliava il bordello, con la signorina bella che ti insegnava a leggere?
- aye
- non era cattivo, ma a furia di prendere calci è diventato sempre più spaventato e chi ha paura diventa aggressivo. Papà non ha paura di niente, non lo potranno piegare ne cambiare. Non ha bisogno di armi, noi siamo le sue pistole

mercoledì 15 ottobre 2014

Non ho certezze, al massimo probabilità

La cella dello skyplex si dilata come una vasta metropoli con un centro scintillante che, inesorabilmente, inevitabilmente, va man mano corrodendosi. L'astinenza disegna negli occhi di Moloko il suo stesso gran corpo, sgranandosi verso periferie di caos scottante. L'alcool è evaporato dai sentieri sfibrati delle vene gonfie come torrenti in piena.
Sente bruciare la gola come il vento torrido di Bullfinch, si scopre a graffiarla quando il riflesso luccicante del sangue scivola fino ai polsi. Il carbone bruciato dei capelli di Dodò le impedisce di respirare, si piega contro il muro, ci sbatte la testa fino a cancellare del tutto l'azzurro radioattivo come il promezio,  degli occhi di Hope.
I fianchi istabili, scivolano contro una patina di sudore umito e più li contorce per schiantare calci e ginocchiate contro  i cardini della branda inchiodata al muro, più sente la stoffa dei jeans comprimere le fitte bagnate di sangue che si aprono in mille tagli, la carne si squaglia come fango caldo, ed è l'unico sollievo alle torture dell'astinenza che brucia a ondate di pece bollente. Le sente risalire tutte su per la gola.
Avverte il cuore aprirsi un varco nel petto quando è costretta a riprendere spazio, aria. Apre le mani contro le pareti di latta che imprigionano i suoi tormenti. Dilata le narici spalancando lo sguardo instabile sulle nocche incise da croci di rabbia disonesta.
La pena di Philp non riesce a scovarla dietro gli angoli cieci del pozzo di metallo nel quale l'hanno rinchiusa.

La cella si richiude su se stessa come un proiettile al contrario, ma non è così diversa dalla cabina spogliata dal bordello di Marshall Lee. Lo stesso Marshall Lee a cui continua a ripetere (in una cantilena insensata), come fosse lì accanto a lei che:
- non ho certezze, al massimo probabilità, non ho certezze, al massimo probabilità