Bullfinch | Amarillo
01.2516
Al limitare del bosco un albero crollato per vecchiaia si è coricato nella terra, pieno zeppo di muffa soffice e verde. La 'leafer non ci avrebbe mai fatto caso se Justice non avesse preso la rincorsa per cavalcare l'aria e attraversarlo con un balzo furioso. La foresta - pensa - è come un labirinto fatto da percorsi a spirale, biforcazioni, tracce seguite involontariamente avanti e indietro, solo chi ha il filo recupera la strada e trova la luce. Nella penombra della torcia riescono a intravedere la tana di una volpe, ma è un bagliore nella direzione opposta ad attirare l'attenzione
- Lee, guarda - Jeez, abbassa la voce
- Ti ho detto di guardare criminale, da quella parte - il braccio della 'leafer vibra come l'ago di una bussola - sai che quando si vedono quelle luci blu è un brutto presagio? Portano fuori strada, attirano le persone in zone pericolose
- Fuck ya..quelli sono fuochi fatui. Se proprio ti devi preoccupare sweez, pensa ai lupi. Se senti qualche animale che ci segue o un ululato, non ti voltare, fai finta di niente e vedrai che la bestia si stancherà di osservarci.
- Osservarci? La best..
- Shut up
Marshall accusa i lamenti di qualche uccello notturno con una torsione violenta del collo e un paio di occhi cerchiati dal freddo. Annusa il buio schiaffando un ghigno sadico e divertito a ridosso della compagna che risponde con uno sguardo gonfio di discordia e incertezza. Una gazza ladra li segue da due ore saltando di ramo in ramo. Un'ascia piantata nel cuore di una corteccia solida lascia intendere che manca poco. Justice è tra le braccia dello zio, arrotolata nel sonno pesante di chi ha incautamente distrutto ogni briciola di energia. Il disegno carbonizzato del sentiero che porta alla casa dei Lee è tracciato dalla mano incerta delle bombe. Due ore da Amarillo. Due ore di cammino. Due ore di ricordi sconnessi accerchiati dal rumore monotono delle detonazioni continue. Timisoara con Red Wright e Andrè Vandoosler. Timisoara con le gabbie piene di ladri di cavalli. Timisoara con le gabbie piene di assassini e pirati vigliacchi. Il browncoat brucia dentro un prisma di sfumature, corruzione, sabotaggi, povertà. Justice dorme e non lo sa. Timisoara con il cielo pesante e le gabbie di Fargate nella testa. Justice dorme e non lo sa. Timisoara piena di sacchi di sabbia, piena di paura, piena di luci fioche e di abitanti presi a morsi. Justice dorme e non lo sa. Eivor Edwards si strappa la famiglia dal petto e la nasconde nelle tasche insieme alle monete ed è stanca di perdere al posto di Dio. Justice dorme e non lo sa. Ogni passo che affonda nella terra le gela il cuore, si cerca la vita addosso, tutta quella che s'è bevuta negli occhi della gente, tutta quella che le è andata di traverso. Si cerca addosso il futuro, tutti gli ordini impartiti ed eseguiti. Casa Lee si spalanca timidamente dietro i rami, qualche edera si è arrampicata fino al tetto. Moloko aspetta che il compagno le dia il permesso per entrare, quando si volta indietro scorge gli alberi vertiginosi coperti di nebbia nera, rabbrividisce spintonando le scapole del medico, mossa da un'urgenza meccanica, non dissimile a quella di un burattino caricato a molla. Ascolta sospettosa lo scricchiolio di mobili finestre e porte, spalma le mani sul tavolaccio di legno nella sala da pranzo. Preme le dita incontro ai nomi incisi sopra: Mitchell, Marshall, Nina, Sharon, Susan. Strofina una risata tra i denti quando inciampa in due frasi sbiadite dal tempo
"Qui giace il più grande poeta della bidonville"
"Chino nasorotto" Stringe la bocca, se la tappa malamente contro il palmo umido aspirando sorsate di aria. Justice dorme. Marshall la infila tra le coperte, lei lo aspetta contro il muro, rosicchiandosi le unghie e la pelle intorno. E' quando arriva nella camera del compagno che gli rivolta in gola un bacio e delle parole che non hanno suono, non sono grida, è la voce della vita - quella che cercava prima - che irrompe come una rapina a mano armata, banditi a volto coperto.
La notte non passa. Moloko Cortès pensa che conoscere quella gente è un onore, e che forse dovrebbe svegliarsi presto per andare a caccia e portargli un cervo. Pensa che non è giusto svegliare Marshall ora che è crollato nel letto di casa, che forse non rivedrà più nessuno dei suoi fratelli. Puntalmente si gira di fianco e gli piazza il muso sotto il naso per sentirlo respirare pacificamente. Gira la testa, la fa ciondolare fuori dal letto stringendo le palpebre contro i vetri appannati. Il sonno nevrotico si spezza di continuo dentro i colpi d'ascia del vento. Aspetta che il sole invada il pavimento, quando accade rovescia la fronte incontro allo sterno di Lee, sbirciando la vibrazione delle palpebre pesanti. Sta per svegliarsi ne è certa.
- apri gli occhi? - la domanda viene fatta tre volte di fila, non c'è nessuna risposta.
- Un paio di giorni fa ho chiesto a Dodò quanto mi voleva bene. Sai che m'ha detto?
- Fuck..
- zero spaccato, zero assoluto, sotto zero. Sotto zero. Pure io un pò ti voglio bene sotto zero Marshall Lee.
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