Gennaio 2516
Hoyt è un uomo forte, con due occhi fermi unti di disciplina e ordine, qualcosa che non ha niente a che fare con la vita militare, si avvicinano a una follia lucida e sadica. E' poggiato contro una staccionata di legno a braccia conserte, immerso nella folla di cappelli che si agitano a fine turno; operai che affollano l'unica strada del villaggio. Torce il collo da uccello rapace, allarga un braccio premendosi una bibbia logora e scucita, sul petto. La sua voce sega in due l'aria, con la dolcezza ossessiva di chi sta implorando la morte da troppo tempo
«Costoro sono quelli che sono venuti dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello. Per questo essi sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte nel suo tempio; e colui che siede sul trono dimorerà tra di loro. Essi non avranno più fame né sete, non li colpirà più né il sole né arsura alcuna, perché l'Agnello, che è in mezzo al trono, li pascolerà e li guiderà alle vive fonti delle acque; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi»
Ha predicato tutto il giorno, alla maniera infaticabile dei muli. Un compagno gli fa da guardia del corpo: Nathan Snow, quello con le mani sulla pistola; più interessato alle scudisciate crude di un cavallo al galoppo, che non alle profezie di un visionario. Il sole crepita rossastro contro i tetti, il 'Saint è chiuso nel silenzio, l'inclemenza e l'assenza di empatia non hanno intaccato la limpidezza del suo sguardo, che affonda contro le miniere di carbone e le cave in lontananza; si lascia scorrere addosso il suono dei passi che non lo incuriosisce ne lo destabilizza, si direbbe immune alla vibrazione della mandria di poveracci. Almeno finché dal muro di carne, si fa largo un uomo barcollante che trascina sotto braccio il compare, pallido come un cencio e quasi privo di sensi.
Nathan reagisce di stomaco, prima di collegare il cervello. S'avvicina senza garbatezza, strofinandosi i capelli con la fronte contratta. La calata di St. Andrew ghiaccia ogni sillaba, masticando parole come fossero sassi.
- che è successo?
- è stato morso da un serpente, Signore.
- come?
- stava fumando una sigaretta fuori dalla miniera, ma ha fatto male i conti perché il suo culo pesante era sulla tana di una serpe.
Il corpo viene analizzato con una praticità essenziale e spartana, qualcosa nel racconto strappa a Snow una smorfia assente. Il morso è poco sopra il ginocchio, infila le dita nella stoffa finendo per strapparla con uno strattone energico, oscillando tra l'urgenza e la precisione.
- Chiamate un medico. Se ancora non è svenuto del tutto significa che è non troppo tardi
- Lei non è un medico? - bofonchia qualcuno, spintonandosi tra la folla che si accalca a fissare la scena.
Non c'è nessuna risposta, il Saint sceglie piuttosto di inginocchiarsi per succhiare via dalla ferita sangue e veleno, rigettandoli tra i ciuffi di erba secca con un paio di sputi. Spolpa la carne avidamente, contraendo petto e spalle. Dopo qualche secondo, arpiona distrattamente il malcapitato, stringendogli la coscia con un laccio di un borsello di pelle per fermare la circolazione. Si rialza sbattendo i palmi contro le cosce, quando torce il collo tutt'intorno si accorge di essere brutalmente fissato da una moltitudine di occhi spalancati, alcuni bloccati dal panico altri granati nell'interesse. Tra le facce anonime c'è qualcosa che lo fa esitare, dischiude la bocca strofinando la punta delle dita contro le palpebre di piombo.
- Cortès?
- vedo che sei ancora abbastanza lucido da riconoscermi. Ho chiamato un medico, non è granché ma..-
- whisky?
- andata
La 'leafer ha ancora quell'orrendo caschetto nero come la pece, contro luce sembra ribollire come la sua rabbia. Una stretta di spalle basta a far capire che ha fatto tutto il possibile. Nessuno dei due si spreca in raccomandazioni. La mano di Moloko arriva come una sciabolata, agguanta il colletto di Nathan per trascinarselo fuori dal cerchio di folla.
Hoyt li segue sfiorando l'aria con il mento appuntito e un sorriso da iena. Cortès se lo sente sbattere contro il petto, reagisce ficcando le dita ruvide e gelate, contro il fianco del Saint tra la pelle e il pantalone, come se fosse la bocca di una pistola. La maniera in cui se lo butta addosso ha qualcosa di carnale e viscerale che non ha nulla a che fare con l'impellenza di scappare.
- quello non ce lo voglio con noi
- Hoyt? Non ci verrà dietro, forse... se magari la smettessi di fissarlo- Con un gesto secco e conciso, Snow rivolta il muso della 'leafer in direzione delle casa, per distrarla in modo spicciolo, neanche fosse una ragazzina.
- Nath' dovrei chiederti cosa cazzo ci fai qua, ma non voglio saperlo
Hoyt li segue sfiorando l'aria con il mento appuntito e un sorriso da iena. Cortès se lo sente sbattere contro il petto, reagisce ficcando le dita ruvide e gelate, contro il fianco del Saint tra la pelle e il pantalone, come se fosse la bocca di una pistola. La maniera in cui se lo butta addosso ha qualcosa di carnale e viscerale che non ha nulla a che fare con l'impellenza di scappare.
- quello non ce lo voglio con noi
- Hoyt? Non ci verrà dietro, forse... se magari la smettessi di fissarlo- Con un gesto secco e conciso, Snow rivolta il muso della 'leafer in direzione delle casa, per distrarla in modo spicciolo, neanche fosse una ragazzina.
- Nath' dovrei chiederti cosa cazzo ci fai qua, ma non voglio saperlo
L'altro annuisce cacciando una risata bassa, ficcandosi le dita sulla radice del naso, con un'aria d'ironico fatalismo.
Cortès e Snow finiscono dopo qualche ora, stesi dietro una collina di sassi, con i cappelli calati sull'orlo degli occhi e una placidità figlia di una sbronza monumentale. Restano nascosti da Hoyt, incartati nel silenzio, spezzato raramente e con poca convinzione da qualche frase biascicata; assistendo alla morte di un'altra giornata cospargendosi di cenere e quintali di fumo.
Cortès e Snow finiscono dopo qualche ora, stesi dietro una collina di sassi, con i cappelli calati sull'orlo degli occhi e una placidità figlia di una sbronza monumentale. Restano nascosti da Hoyt, incartati nel silenzio, spezzato raramente e con poca convinzione da qualche frase biascicata; assistendo alla morte di un'altra giornata cospargendosi di cenere e quintali di fumo.
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