venerdì 20 dicembre 2013

La presa della bastiglia


Safeport 19.12


John Roscoe sembra un golem di fango e sangue, da le spalle al palazzo di Cross, guarda la sua gente dritta in faccia, ed è una delle cose più terribili che Moloko Cortès abbia mai visto in via sua.
Abbiamo perso delle battaglie: pochi mondi, contro gli altri. In minoranza. Senza alleati: a combattere per la libertà di tutti. Abbiamo perso, ma non ci siamo arresi: perché qualsiasi cosa ci facciano, noi non ci arrenderemo mai
La 'leafer alza il mento sul sentiero di stelle, provando a ingoiare la confusione dell'entusiasmo sfrenato. I soldati schierati sbattono i tacchi sull'attenti coi fucili nelle mani, li sente tutti dal primo all'ultimo; sono magma caldo e fluido, scorrono dentro il cratere del cuore senza ostruirlo, avvolgendo la superficie spugnosa e densa, sobillando alla rivoluzione ogni misero battito cardiaco. Il silenzio domina sulle bocche di fuoco pronte a travolgere ogni cosa. Il Grizzly torna a parlarle e gli occhi di Cortès sono ancora limpidi come radici di rubino.
- Ma oggi, c'e' un mondo da pulire. Un governatore che vive come un parassita alle spalle di povera gente, principe dell'illegalità, e che per ultimo, e solo dopo molte trattative, si è unito alla causa di Polaris. Ed è li dentro.
Roscoe schiocca le dita contro un paio di finestre sbarrate dalla paura, in pochi secondi dal cielo si abbatte una salva di batteria laser, schiantandosi contro il lato est del palazzo. Mattoni, pietre, colonne di cemento armato si sfaldano come farina bianca. Il polverone ed il fumo alzato dallo scoppio si dirada nelle pupille attonite, squagliate dentro uno spettacolo sorprendente: il terreno è stato arato e purificato dalle fiamme.
- Li dentro e' pieno di mercenari: quel porco li ha assoldati prima che arrivassimo qui - farfuglia uno dei tanti commilitoni. Moloko lo percepisce nel boato d'approvazione esaltata, scoppia a ridere masticando un fiotto di nicotina bollente. Spinge la testa tra le giubbe marroni, lasciandosi trascinare dal fascino ottenebrante degli anfibi.
[...]
the end of the fight
Nel labirinto lussuoso di quel maledetto palazzo, la 'leafer ingoia sorrisi sbiaditi, stesa su un pavimento di marmo. Le sue mani sono strette a desideri caldi, affondano dentro lo sterno di un soldato forse già morto, squarciato da parte a parte, baciando il sacrificio con occhi annichiliti. 
- I primi caddero nelle paludi di Maracay, era l' estate dello zerosei e nuotavamo come squali, poi venne la campagna invernale e altri restarono seppelliti per sempre sulle montagne di Blackrock; nelle praterie di Shadetrack, nel ghiaccio di Saint Andrew, ancora; e le steppe di Spartaca. Avevamo smesso di contarci, iniziammo a pensare che portasse pure sfiga. Poi arrivarono i bombardamenti sugli ospedali, le rappresaglie. Qualcuno ci perse la testa, qualcuno il braccio, altri una gamba. Furono i nostri vent'anni. I am so proud of you - Parla al vuoto, a se stessa, al briciolo di vita che rantola nella gola del ragazzo piegato contro le sue gambe stanche.

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