Alaskan, Polaris, 16 Dicembre
Stanotte ci hanno amazzatto contro il muro a fucilate di impotenza.
Stannotte hanno bruciato al rogo tutto l'amore che ci marciva nel petto. Abbiamo le mani piene di cenere calda e il fumo ci ammanetta a un delirio lucido di odio. Stanotte mentre calpestavano le nostre case, non hanno visto i denti stretti intorno alle chiavi dell'unico paradiso sopportabile per un soldato: la Resistenza.
Moloko Cortès sente il corpo maciullato ma non riesce a scacciare l'immobilità dal viso. Marcia col mento sollevato e le spalle larghe. Sistema i vestiti e i capelli dopo aver preso a calci una sedia della cambusa. Controlla Eivor Edwards che ha lasciato la famiglia e vomita solo bile, non riesce a rovesciare la rabbia in quello stagno di inferno acido, potesse si strapperebbe i denti e la carne. Ci sta provando, Cortès lo sente dai singhiozzi strozzati che rimbalzano contro la gola. Neanche questo graffia il viso in qualche smorfia. L'ombra di un avvoltoio scende in picchiata dietro la nuca per scucirle l'anima con gli artigli. Aria, non riesce a inghiottire. Schianta le scapole sudate contro la porta di Jack, sbrogliando una matassa di ansimi, sente la stanza spaventosamente vuota rimbombarle nelle ossa.
- Perdonami Rooster, perché io non ne sono più capace.
Arriva davanti la camerata come un torrente gelato che incontra una diga spaventosamente alta. Non può buttarla a terra allora si ferma, allaccia il petto in respiri lenti e profondi. Piantona l'ingresso della stanza senza fare un passo più del necessario. Lo sguardo largo come una torcia ribalta le file di letti finché non trova Marshall. Le pupille registrano il sangue delle nocche che gli cola tra le dita. Per un attimo quegl'occhi bui s'accendono, diventando un lago di stelle scoppiate, un deserto bollente. Incrocia le mani dietro la schiena, conta i secondi che impiega Lee a sfondare il letto, le labbra si strofinano nello sforzo di mantenere il conto, non appena la marea si riassorbe gira i tacchi e punta come una frusta verso la stiva.
Siede ordinatamente sull'ultimo gradino, controlla che nessuno sia nelle vicinanze. Consuma una Serenity con i polmoni atrofizzati. Prende il cortex tra le mani schiacciando l'auricolare contro l'orecchio e il caschetto umido. Prova a chiamare Ivan ma riattacca tutte le volte. Non ha la fermezza necessaria per parlare con Volkov e non vuole fargli percepire niente che non può controllare. Desiste. Scrive un messaggio, cancella. Lo riscrive, cancella. Resta solo una frase.
- Fa presto a tornare, stronzo - lo sbuffa mentre digita frettolosamente i tasti.
La foto di Red che sorride di sbieco è abbastanza potente da farle sollevare gli spigoli della bocca. La azzanna quasi subito, trattenendo l'ondata di nostalgia brutale e violenta che cola lungo i fasci di muscoli.
- ... mi sono persa Polly Wright e cristo se vorrei abbracciarti adesso.
Spinge la schiena contro il pavimento freddo, sprofonda in un mutismo distante e pensieroso. Eric Rose è morto mentre i soldati scappavano. Più ci pensa più si attorcigliano le budella. Il silenzio dei torturati si agita sotto la pelle.
- Perdonami Rooster, perché io non ne sono più capace.
Arriva davanti la camerata come un torrente gelato che incontra una diga spaventosamente alta. Non può buttarla a terra allora si ferma, allaccia il petto in respiri lenti e profondi. Piantona l'ingresso della stanza senza fare un passo più del necessario. Lo sguardo largo come una torcia ribalta le file di letti finché non trova Marshall. Le pupille registrano il sangue delle nocche che gli cola tra le dita. Per un attimo quegl'occhi bui s'accendono, diventando un lago di stelle scoppiate, un deserto bollente. Incrocia le mani dietro la schiena, conta i secondi che impiega Lee a sfondare il letto, le labbra si strofinano nello sforzo di mantenere il conto, non appena la marea si riassorbe gira i tacchi e punta come una frusta verso la stiva.
Siede ordinatamente sull'ultimo gradino, controlla che nessuno sia nelle vicinanze. Consuma una Serenity con i polmoni atrofizzati. Prende il cortex tra le mani schiacciando l'auricolare contro l'orecchio e il caschetto umido. Prova a chiamare Ivan ma riattacca tutte le volte. Non ha la fermezza necessaria per parlare con Volkov e non vuole fargli percepire niente che non può controllare. Desiste. Scrive un messaggio, cancella. Lo riscrive, cancella. Resta solo una frase.
- Fa presto a tornare, stronzo - lo sbuffa mentre digita frettolosamente i tasti.
La foto di Red che sorride di sbieco è abbastanza potente da farle sollevare gli spigoli della bocca. La azzanna quasi subito, trattenendo l'ondata di nostalgia brutale e violenta che cola lungo i fasci di muscoli.
- ... mi sono persa Polly Wright e cristo se vorrei abbracciarti adesso.
Spinge la schiena contro il pavimento freddo, sprofonda in un mutismo distante e pensieroso. Eric Rose è morto mentre i soldati scappavano. Più ci pensa più si attorcigliano le budella. Il silenzio dei torturati si agita sotto la pelle.
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