lunedì 2 dicembre 2013

little faith


Almost Home 01.12.2515
Il freddo li ha presi a pugni, la pioggia gli ha scavato una foga bestiale tra gli spasmi incontrollati dei muscoli. La 'leafer guida Marshall verso la cabina ingoiando metri con insofferenza benevola, cedendogli la bottiglia di rum con una frenata brusca. Entra per prima nella tana, scivola accanto ai capelli biondi di Edwards con un lampo abbagliato, la fissa in adorazione per diversi secondi. 
- Littel Eivor, Lee dorme con me stanotte ma non scopiamo, resta con noi.
Biascica con innocenza irreale, fracassando il silenzio di malavoglia. Restano zitte per un tempo troppo lungo finché Edwards non trascina una considerazione distratta e impastata di sonno.
- Vado.. fuori.. dammi un attimo.
Il pilota stringe gli occhi tra imbarazzo e confusione, aggrotta piano la fronte, tasta alla cieca cozzando contro il comodino, alla ricerca di un laccio di gomma. Lega con approssimazione la criniera di grano duro. Alla fine, quando Marshall disobbedisce piantando gli anfibi marci sul pavimento, Eivor raccoglie le sue cose e si trascina a dormire nella stiva. Moloko la segue con un getto acre di dispiacere, annusando la sua dipartita con languore tenero che rovescia sul Dottore, inquadrandolo in tralice.
- Edwards è schiva come le volpi, ha gli occhi teneri e le zanne appuntite come un cacciavite.
Spiega al ragazzo con dolcezza delirante e affascinata. Marshall sfalda la bocca in un ghigno crudo, scrollando le spalle nel tentativo schietto e disarmonico, di strapparsi i vestiti, sparpagliandoli a terra assieme alle armi. Li calpesta. Lo fa anche Cortès, strofinando la stoffa della camicia contro la nuca impastata di sudore e fango. Nel fondo delle pupille bruciano le cicatrici di Marshall una per una - le osserva instancabile, con l'inclemenza dura che potrebbe avere un macellaio in trincea, nel cercare di sfilare i frammenti di una granata dalla carne di un soldato.
Incrociano il passo verso il letto spintonandosi con veemenza battagliera. Finiscono sotto le coperte incastrando le gambe in un rovo massiccio, di muscoli gonfi e litigiosi; cozzando con impaccio carnale e violento degli abbracci, che si conficcano come chiodi di ossa nel petto e nelle spalle. 

-  Tre per Otto?Ventotto?
- Un pò meno Còrtes. Ventiquattro. Sette per sei?
- Quarantadue
- Good, otto per nove?
- Settantadue
- Meno quattro? (la scorrettezza di Marshall è figlia dei suoi stessi occhi, selvatici e ribelli)
- Fu....Fuck?
- Meno sei, non cercare di guadagnare tempo
- Ma prima era quattro
- La difficoltà aumenta se non rispondi in tempo, meno dodici?
- Ses..ssan-ta
Gli occhi di Lee si lacerano di colpo, dilatando le pupille sul collo di Moloko che trascina la nuca contro il materasso, inarcando la schiena e boccheggiando con le coperte appiccicate all'orlo bollente della bocca. La 'laefer si rivolta di fianco sbattendo il muso contro il mento del compagno, premendogli due dita sulle cinque tacche nere incise nell'avambraccio, senza riuscire a capire chi dei due è scosso dalla contrazione violenta dello stomaco, singhiozzata come un rigurgito nauseante.
- una puttana dice a un'altra puttana: con questa guerra nessuno vuole sborsare più di cinque dollari per un pompino. La troia, l'altra..quella...l'amica...quella che ascolta
- Ho capito, Jeeeez.
- Mierda, ho perso il filo..a si, la succhia cazzi allora le fa: beata te io per bere qualcosa di caldo ingoio gratis.
- Sweez...
Le coperte sobbalzano come se nascondessero il vaso di pandora. La 'laefer schianta la bocca contro quella di Lee sbattendo una mano nella conca di un materasso cigolante - più che baciarlo, gli rovescia in gola l'eco di una risata atroce e sgraziata - ritraendosi prima che il soldato possa azzannarle il labbro, ringhiandole tra i capelli un fiotto d'aria e sillabe sconnesse, affannate.

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