martedì 16 luglio 2013

Amnesia

John Andersen, si chiama così il bambino.
Dodici anni, deceduto.

Moloko Cortes si ritira in cabina cercando disperatamente di trovare una spiegazione logica a quel vuoto di memoria. Non riesce a collegare la morte del bambino al suo tentativo di affogarlo nel fango. Cerca nella valigia una boccetta vuota e rovinata dal tempo di nootropam.
"schizofrenia..schizofrenia cazzo significa?..allucinazioni..paranoie..non ho ucciso nessuno. Non uccido innocenti. Era già morto..non c'è niente da dimenticare."
Piange con le mani contro il viso, accovacciata a terra vicino la branda. Fissa il vuoto in un brivido freddo di paura. Strofina le dita sul braccio, si gratta, spinge, si graffia. Gli occhi si accendono e si spengono contro i muri della camera. Intermittenza.
Crede di non averlo salvato in tempo. A volte intercetta qualche allucinazione con la coda dell'occhio.
C'è qualcosa negli angoli che si muove, segue le chiazze grigie in modo frammentario. Si trasformano in tracce di sangue caldo di cui riesce a sentire solo l'odore.

La sua coscienza non ricorda che quel sottovalutato disturbo post-traumatico da stress ha sfondato l'argine nella sua testa, gli ha creato dei lividi in espansione. Tumefazioni emotive.

Amnesia dissociativa
Un fascicolo avvolto in un diario di pelle recita in poche righe ingiallite:
perdita del contatto con la realtà (psicosi), allucinazioni (false percezioni), deliri (convinzioni erronee), anomalie del pensiero, appiattimento affettivo (coartazione emotiva)

Il Pad trema. Parte un messaggio per Mordecai Adler.

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