giovedì 6 marzo 2014

Hope


Safeport
Infermeria

E' seduta in un corridoio, a qualche metro c'è uno stanzone pieno di malati ammassati, le pareti sono bianche, puzzano di disinfettante, lo sente. Il viso ci resta incollato perdendosi nelle strisce di colore uniforme. Paranoia.

Come vi è venuto in mente di fare un figlio. Può crescere senza un genitore, senza entrambi i genitori, può anche morire.

Le ali del falco di Mordecai disegnano ombre di luce contro i muri, l'urlo silenzioso del sorriso stretto sul viso di Cortes si sbriciola e collassa. Lo scalpitio del cavallo della spartiana galoppa invisibile come una coltellata, tra i passi degli sconosciuti. Mordecai si volta, intravede la cicatrice sottile dietro la nuca, sbarra gli occhi da predatore.

La tua guerra è appena inizia Moloko Cortès.

Il sangue non evapora, ribolle. Il sangue pretende sangue. Le mani arrancano sulle ginocchia, strofinano la sporgenza delle ossa, taglia come la lama di un'ascia. Morde il labbro e trattiene aria. Morde più forte con l'ostinata insistenza di chi non conosce rassegnazione. Solleva il maglione, preme le mani contro l'ombelico, nel fondo degli occhi si accende un lampo di dolore. E' il sangue che si ribella dentro le torce di insurrezione che invadono l'iride, disegnando una costellazione di cocente speranza, orribile, implacabile come le centinaia di morti che ha lasciato a terra nella giungla di Bullfinch.

Hope, Red, Lee.

Red Wright. Non basterà dare il nome a suo figlio o a sua figlia, per riavere indietro i torti subiti, le notti insonni e le preghiere arrabbiate, soffiate a denti stretti nelle lenzuola strappate, non basterà a riportare Polly alla casa. Mordecai Adler corre lontano col cuore allacciato in sella che aspetta di essere ingoiato vivo dalle zanne di Vandoosler. Ha deciso qual'è la sua ultima battaglia, il suo spirito ha trovato una crepa di pace nei tamburi di guerra. Moloko apre i palmi delle mani, l'anello di Marshall soffoca una falange, sente l'eco assordante della rabbia senza bersaglio. Sente le taglie dei suoi compagni affisse coi chiodi dietro la schiena. Sente il bambino che spinge con i pugni e con le gambe, si fa largo in ogni lembo di carne, si dibatte come il più ostico dei soldati promettendo di scatenare l'inferno, l'ennesima lotta, perché anche lui è una bestia rivoluzionaria, perché quelli come Cortès hanno un solo modo per farsi sentire. L'ombra scura di Marshall le sorride, brucia gli occhi come un bicchiere di rum scadente, quando li riapre accanto a se ci sono solo un paio di sconosciuti che si torturano nell'attesa.

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